L’esperienza
del Comune di Milazzo
SANTO SMEDILI
Responsabile dell’Ufficio
di Statistica
del Comune di Milazzo
Voglio ringraziare il Gruppo di Lavoro Permanente, l’Amministrazione di questa città, la Provincia e la Prefettura e logicamente anche il SISTAN e l’ISTAT.
E vorrei subito riagganciarmi a qualcosa che ci tocca da vicino tutti i giorni: la Legge n. 3 del 3 gennaio 1986, la famosa legge del casco protettivo. Noi da 14 anni cerchiamo di portare avanti il discorso del casco protettivo sul ciclomotore o sul motociclo e ci rendiamo conto in effetti che si cerca di fare tanto però molti giovani in Italia circolano ancora impunemente senza casco protettivo. Su un ciclomotore che dovrebbe trasportare una sola persona noi ne vediamo due o addirittura anche tre, vediamo questi ciclomotori sfrecciare sui marciapiedi e vediamo che non si riesce a porre rimedio.
In 14 anni dall’entrata in vigore della legge abbiamo
cercato di studiare quali sono i motivi fondamentali di tale comportamento e li
abbiamo riscontrati purtroppo nella mancanza di una sanzione pecuniaria nei
confronti dei minori.
Lo Stato ha tentato in 14 anni di tutelare il minore in tutti i modi, ad esempio togliendo il possesso o l’uso del ciclomotore e restituendolo all’esercente la patria potestà, evitando, quindi, che potesse essere ricoverato in un garage. Ma a questo punto è diventato ogni giorno più difficile, nei piccoli centri e maggiormente nei grossi centri, controllare se questi ragazzi, una volta incappati in questi reati o in queste contravvenzioni, continuavano a procedere a bordo del loro ciclomotore visto che non avevano la possibilità di essere controllati periodicamente dal Corpo di Polizia Municipale, ecc..
Il nostro Ufficio di Statistica ha avuto l’opportunità di indagare sul fallimento della legge, giungendo alla conclusione che quello che mancava era proprio la sanzione pecuniaria. Le Lit. 10.000, le Lit.20.000 o le Lit.50.000 fatte pagare al responsabile o all’esercente la patria potestà sicuramente avrebbero scoraggiato, nel corso degli anni, l’uso dei ciclomotori senza il casco. È un caso particolare in cui la sanzione pecuniaria scoraggia a continuare nel reato.
Io rappresento una città del profondo sud. Dalle mie parti il fenomeno è sicuramente più evidente, ma penso che in tutte le città d’Italia ci si renda conto che non vengono osservate queste leggi. Volendo si potrebbe allargare il discorso anche alle cinture di sicurezza facendo, anche in questo caso, un’analisi statistica. Il risultato della nostra indagine è che la mancanza della sanzione pecuniaria, applicata regolarmente, favorisce il perpetrarsi dell’inflazione!
Per entrare nei compiti di un Ufficio di Statistica, abbiamo preso in prestito esempi di tutti i giorni.
L’Ufficio di Statistica ha la possibilità di
verificare queste piccole cose, che poi in realtà sono delle grandi cose perché
il problema si trascina da quattordici anni, ogni anno fornisce un bilancio in
numero di incidenti e di vittime che assomiglia se non ad una guerra quantomeno
ad una battaglia campale e quindi va affrontato con una certa serenità. E
allora, ribadisco, ci vuole l’intervento dell’Ufficio di Statistica.
Nella mia città l’Ufficio di Statistica è nato casualmente: casualmente perché, ad onta di quelle che possono essere le statistiche ufficiali sulla copertura territoriale, molti uffici vengono costituiti solo sulla carta per fare non il bene ma per fare contento chi ne sollecita l’istituzione, in questo caso il Prefetto della città capoluogo, l’Istat regionale ed anche il Sistema Statistico Nazionale, e per evitare che venga messo il naso in faccende che non riguardano e questo avviene principalmente al Sud!
Ma come si costituisce un Ufficio di Statistica? Semplicemente assegnando le funzioni ad un funzionario, ad un impiegato di quarto, di quinto o di sesto livello, ad un dirigente, il quale può continuare tranquillamente a far compilare i modelli su natalità e mortalità e farli trasmettere periodicamente all’Istat. Finisce qui il compito dell’Ufficio di Statistica secondo coloro che agiscono costituendo un Ufficio di Statistica solo sulla carta. Non è così in effetti. Dal 1994 il Comune di Milazzo ha vissuto delle esperienze esaltanti tanto da essere diventato punto di riferimento in tutta la Sicilia per quanto riguarda sia i lavori che noi abbiamo fatto, sia gli interventi che abbiamo cercato di portare avanti per la costituzione non soltanto di uffici ma per la creazione di posti di lavoro. È proprio questo il punto fondamentale della costituzione di un Ufficio di Statistica: la creazione del posto di lavoro.
Nel 1996 nella Conferenza Nazionale di Statistica ho lanciato un messaggio provocatorio. Si parlava di cinquantamila posti di lavoro; abbiamo fatto un congresso a Milazzo, nella mia città, alla presenza del Presidente della Regione siciliana e dell’Assessore al lavoro, ed abbiamo quantificato questi posti. Ebbene, soltanto in Provincia di Messina, città con 108 Comuni, i posti ammontavano a duecentocinquanta. Allo stesso modo, se noi facciamo una moltiplicazione semplicissima per tutti i Comuni d’Italia, per le comunità montane, per le Province, per le Regioni, per le Prefetture, per le Camere di Commercio, vedremo questi posti lievitare e crescere, senza togliere nulla a chi già siede come responsabile di un Ufficio di Statistica il quale può benissimo rinunciare alle altre mansioni lasciando libero il posto per eventuali concorsi in pianta organica per eventuali concorsi.
Il mio caso è tra quelli portati ad esempio in tanti Comuni. Sono stato per quattordici anni responsabile dell’Ufficio Contravvenzioni del Comune di Milazzo: responsabile del carro attrezzi, responsabile dei famosi sequestri dei ciclomotori, ed appunto per questo mi riallacciavo alla legge n. 3 del 1986, ed ho lasciato libero il posto di Sottufficiale dei Vigili Urbani, di Ispettore di Polizia Municipale a chi vorrà farsi avanti, a chi logicamente avrà la possibilità di coprire questo posto che dovrebbe andare a concorso al più presto.
Tra una Finanziaria e l’altra noi abbiamo purtroppo, come tanti altri Comuni, delle enormi difficoltà a creare lavoro per i giovani. C’è la possibilità per tanti giovani, siano essi laureati, diplomati o forniti di un titolo di studio qualsiasi, di accedere ai ruoli fondamentali di un Ente locale. Noi sappiamo che oggigiorno purtroppo nascono dei posti che sono fatti di precariato. Il precario è colui che vive una situazione alla giornata con un rinnovo semestrale fatto dalla Regione. In Sicilia questa situazione ormai si trascina dal 1990 circa e non vede ancora soluzione, con giovani che hanno un’età media che va dai 33 ai 34 anni e che ancora non riescono a sposarsi, o se riescono a farlo è solo perché possono contare sulla sussistenza garantita dalla famiglia.
Nel mio ufficio di questi ragazzi ne ho cinque. Siamo
riusciti a portare avanti un certo discorso statistico facendo loro capire la
necessità di trovare un’occupazione anche confidando in quelle che possono essere
le loro capacità. Sono dei giovani diplomati, qualcuno è anche diplomato in
Statistica, però la cosa importante è non togliere mai l’illusione. E se questa
possibilità venisse offerta ai 35.000 articolisti che noi abbiamo in Sicilia
per la creazione di quelli che possono essere non soltanto gli Uffici di
Statistica ma quella serie di indagini che vengono ritenute necessarie? Sono indagini che richiedono alta
professionalità, sono cose che magari ai non addetti ai lavori possono suonare
strane, sono cose però con le quali bisogna fare i conti ogni giorno da questo
momento in poi perché abbiamo visto che la normativa italiana va cambiando.
Questo discorso lo abbiamo fatto nel
nostro Comune, lo abbiamo iniziato nel '94 o '95 quando, in virtù di un
Decreto, il famoso 507/93 abbiamo provato a quantificare i rifiuti solidi
urbani dalla nostra città e abbiamo visto che purtroppo nella nostra città a
fronte di 12.500 famiglie soltanto 7.000 erano iscritte a ruolo. Abbiamo
accertato un’evasione di circa un miliardo e duecento milioni l’anno; abbiamo
dato la possibilità a quindici giovani per due anni e mezzo di lavorare per
scovare gli evasori.
Non si è trattato di fare le spie; abbiamo garantito la possibilità ad un’Amministrazione di andare avanti, di costruire, di crescere, di fornire quotidianamente i servizi che la città riteneva indispensabili. Non ci siamo fermati là perché abbiamo dato l’opportunità anche di creare occupazione cercando di quantificare all’interno della raccolta dei rifiuti urbani quelli che potevano essere i rifiuti differenziabili ed abbiamo quantificato circa ottocento tonnellate annue di carta e così via, dando la possibilità ad altre cooperative di immettersi nel settore produttivo della vita di ogni giorno e quindi di rendere un servizio all’ambiente, alla collettività e di rendere un servizio anche al turismo, perché sapete benissimo che dove c’è turismo c’è cultura e c’è anche pulizia ambientale. Non possiamo parlare noi di turismo in Sicilia perché abbiamo sposato uno slogan qualche anno fa, nel 1989/1990, quando si parlava ancora in termini di Prima Repubblica e di “politiche clientelari”, che recitava: “Sicilia, Turismo è Cultura”. “Turismo è Cultura” significava che questa cultura doveva necessariamente sposare il turismo senza considerare i danni e i guasti all’ambiente. Vengono fuori giorno dopo giorno, purtroppo, quelli che sono stati i guasti all’ambiente non soltanto nella nostra profonda terra del Sud ma anche in tante altre località d’Italia, perché ci accorgiamo dei rifiuti che vengono buttati impunemente sul territorio, e di quello che giornalmente dice la Lega Ambiente o che dicono i Verdi o che dicono le associazioni ambientaliste.
Sono stati tanti i controlli che noi abbiamo cercato di fare per rendere un servizio sia alla nostra città che a coloro che avevano la possibilità di visitare la nostra terra. Credo fermamente che se qualcosa deve partire, deve partire da una piccola aggregazione e da un piccolo Comune. Non è il caso di Milazzo; Milazzo ha 32.000 abitanti e li avrà ancora per dieci anni nonostante nel 1987 una bozza di Piano Regolatore avesse proiettato la popolazione cittadina ad 80.000 abitanti nell’arco di vent’anni.
È stato il mio primo compito ingrato confutare questi dati, ingrato perché questi dati venivano forniti per poter affrontare un discorso di cementificazione del territorio spostandosi verso la periferia, al di là di quelli che erano i ristretti confini del vecchio centro urbano diventato, nel corso degli anni Sessanta, con l’avvento del miracolo economico e dell’industrializzazione, il centro commerciale e per affrontare un discorso di cementificazione di cattedrali nel deserto, di supervalutazione di terreni che prima da agricoli valevano duecento lire o trecento lire al metro quadro e poi diventati edificabili salivano a duecentocinquamila lire, trecentomila lire o anche cinquecentomila lire.
Purtroppo l’Ufficio di Statistica ha questi gravi compiti, ha queste gravi incombenze, non si deve fermare soltanto a compilare i modelli di natalità e mortalità, matrimoni o movimenti flussi migratori ma deve cercare di essere di stimolo all’Amministrazione della propria città, sia questa un grosso Comune o un piccolo Comune. Milazzo ha visto ripagati gli sforzi ed il sottoscritto si è impegnato al massimo proprio perché ritiene che attraverso la costituzione di un Ufficio di Statistica possa essere vissuto anche il domani delle future generazioni.
Qualche anno fa abbiamo parlato di crisi della popolazione scolastica, ma sono stato preso per pazzo perché ho proiettato la popolazione a distanza di cinque, otto o dieci anni. Era infatti molto più semplice vedere da un anno all’altro se i giovani, se i ragazzi della quarta o quinta sarebbero potuti arrivare in prima media. Ebbene, a distanza di un paio di anni ci siamo resi conto che nella città di Milazzo sono stati persi dei posti di lavoro proprio a livello di insegnanti e di personale non docente perché c’è stata la contrazione degli organici. Da quel momento in poi l’Ufficio di Statistica del Comune di Milazzo è oggetto di attenzioni addirittura da parte degli insegnanti elementari per vedere quanti potenziali alunni nascono nel 1999, quanti ne sono nati nel 1998 e per ipotizzare loro stessi la popolazione futura. Ma questo non significa niente perché non possiamo andare a proiettare una popolazione in una città, quando sappiamo che in essa si vivono dei momenti difficili legati alla crisi occupazionale. Una città che ha fatto leva sull’industria per trent’anni rischia di vedere scomparire un colosso e vede spostarsi giornalmente in Comuni più vicini le famiglie che si vengono a formare perché in quei Comuni il costo della vita è addirittura dimezzato. A Milazzo una casa costa due milioni a metro quadro e sappiamo che di fronte, superando la strada nazionale, la casa costa un milione al metro quadro). Quindi chi è tanto stupido da riporre le proprie fiducie nella città di Milazzo, una città che vede ogni anno l'invecchiamento della popolazione! E non siamo all'interno della Sicilia ma in una cittadina che è il porto turistico per le isole Eolie, una cittadina che conta ogni anno un milione di presenze che transitano per andare verso le isole Eolie e che addirittura qualche anno fa è stata definita dispregiativamente “il parcheggio delle isole Eolie”.
Noi non possiamo fare di queste stime perché pensiamo di essere confutati anno dopo anno. Noi vediamo che in prima elementare purtroppo arrivano duecento bambini, in seconda ne arrivano duecentotrenta, e questo non per un aumento vertiginoso della popolazione ma soltanto perché, lo abbiamo denunciato anche sulla stampa, molti genitori pretendono che questi bambini facciamo la primina da privati e poi si iscrivano l’anno successivo in seconda elementare. Una volta formate, le classi non possono essere più sdoppiate, cioè l’arrivo di trenta, di trentacinque e di quaranta alunni non dà possibilità di formare classi ulteriori. Soltanto gli alunni che vengono a mancare nelle prime classi portano un danno irreversibile a quella che è la struttura della scuola, che poi si ripercuote nelle scuole medie e nelle scuole superiori.
Ci sarà ancora per troppo tempo tutto questo, lo abbiamo denunciato. Però se la politica riesce a convivere con l’Ufficio di Statistica, se l’Ufficio di Statistica riesce a fornire dati obiettivi ai politici (e questo è importante ed anche difficile), allora può anche darsi che il politico accetterà di buon occhio la presenza dell’Ufficio di Statistica, non come un ufficio che voglia “mettere il naso” in qualcosa che fino a questo momento è sempre appartenuto a pochi eletti, ma come qualcuno che possa dare degli stimoli nuovi e che possa gettare le basi per quella che sarà la crescita negli anni futuri, per quelli che possono essere i posti di lavoro da creare, per quelli che possono essere i posti di lavoro che già esistono e che rischiano di essere perduti, per quelle che possono essere le scelte future occupazionali e non soltanto occupazionali, su quello che potrà essere il lancio definitivo di una città che cerca di crescere. Siamo entrati un Europa con tanti sacrifici, con tanti stenti, ma in Europa dobbiamo viverci e quindi una città deve migliorare, e lo deve fare facendo leva sulla professionalità dei propri impiegati (in questo caso parliamo di Comune o di Provincia), sulla professionalità e sulla serietà del proprio quadro dirigente politico e, diciamolo chiaramente, sulla professionalità e sulla volontà di lavorare di un Ufficio di Statistica, il quale deve essere proprio il referente, deve essere il punto di collegamento fra la cittadinanza e la parte politica, deve essere colui che fornisce il dato ufficiale, che lo può validare, che può rendersi conto in effetti che soltanto intervenendo coraggiosamente il politico di turno in qualsiasi occasione può essere in grado di accettare quel dato senza tentare di manipolarlo a suo uso e consumo ma rendendosi conto che ciò che deve fare lo deve farlo per la crescita della sua città, perché se è vero come è vero che dalle nostre parti i Sindaci vengono eletti e subito dopo cadono perché abbiamo delle leggi assurde, è anche vero che il Sindaco o il politico che verrà dopo non potrà gioire perché dovrà fare sempre i conti con ciò che è la richiesta della città, e voi sapete che di questi tempi le città sono molto più esigenti. Infatti noi tutti abbiamo necessità di fornire qualcosa di valido ai nostri figli, alle future generazioni. Se sono stati commessi degli errori purtroppo sono stati commessi sulla nostra pelle e noi non vogliamo (in questo caso noi dipendenti comunali o noi funzionari di un ufficio) che a pagarne le responsabilità siano in primo luogo i nostri figli ma non vogliamo nemmeno, se abbiamo a cuore le sorti della nostra città, che a pagare sia la nostra città, la collettività intera.