Informazione, pianificazione  e gestione del territorio

 

 

 

SILVANA LOMBARDO 

Docente Università di Pisa - Facoltà di Ingegneria

Dipartimento di Ingegneria Civile

 

 

 

1.      Introduzione

 

La pianificazione la gestione del territorio sono strettamente connesse ad un insieme di operazioni di valutazione che riguardano diversi sottosistemi del sistema territorio: il sottosistema sociale, quello ambientale, quello fisico, quello finanziario, e quello funzionale, nonché l’evoluzione di tali sottosistemi.

Pianificazione e gestione si applicano a tali sottosistemi e ciascuno di essi richiede approcci specifici e tecniche appropriate di valutazione che, a  loro volta, devono essere basati su un appropriato livello di conoscenza.

Uno dei relatori che mi ha preceduto affermava che “Occorre conoscere per valutare”: è da aggiungere che, nel momento in cui la conoscenza ha una sua struttura ben chiara, descrivibile e comunicabile, diventa trasferibile e può aiutare a raggiungere l'obiettivo della trasparenza, vale a dire della trasparenza nella discussione, nella negoziazione anche con le Opposizioni, della trasparenza nelle decisioni.

Abbiamo bisogno, quindi, di conoscere ed abbiamo un certo fabbisogno informativo.

 

 

2.  Sul fabbisogno informativo

 

È da notare che il fabbisogno informativo non è conosciuto una volta per tutte, esso si costruisce mano a mano che le politiche vengono implementate e mano a mano che i problemi e la loro consistenza vengono percepiti. Inoltre il fabbisogno informativo, mentre da un lato fa riferimento a questioni basilari generalizzabili (basic needs), dall’altro si colora di specificazioni fortemente caratterizzate dalle diverse situazioni geografiche e temporali.

Un rilevante fabbisogno informativo al quale fare riferimento è quello relativo alla assunzione di decisioni e alla elaborazione di politiche per le aree urbane.

Poiché il concetto di informazione è strettamente legato alla esistenza di una domanda e, dunque, alla esistenza di reali e diffuse preoccupazioni alle quali è necessario dare risposta, il ragionamento si sviluppa con l’analisi dei gradi successivi di un processo di conoscenza finalizzato all’azione.

In Anderson, A. e Johansson, B. (1986), troviamo la descrizione di un processo che dalla informazione (che gli autori assimilano ai dati) procede verso la conoscenza, la competenza e la creatività.

Senza ripercorrere l’intero ragionamento degli autori ai quali si rimanda, qui, partendo dalle loro definizioni, aggiungiamo quei requisiti che il caso in esame richiede:

ü      la conoscenza deve essere condivisa, cioè accessibile e, soprattutto, fondata sul bisogno condiviso di informazione (dunque partecipata);

ü      la competenza è una conoscenza finalizzata all’azione o alla costruzione di strumenti per l’azione. Si tratta dunque di restringere o di allargare il campo della informazione attorno a quei campi per i quali si sta agendo o si vorrebbe agire;

ü      la creatività dipende, fra l’altro, dalla capacità di confrontare l’esito delle politiche nelle diverse situazioni valutandone efficacia ed efficienza, ma dipende soprattutto dalla capacità di generare sinergie positive fra componenti geografiche diverse e fra settori e programmi di investimento distinti, fra i gruppi molteplici di attori.

In queste pagine viene proposta una possibile articolazione del fabbisogno informativo che analizza le ‘emergenze principali’ delle aree urbane, identificando per esse il quadro delle preoccupazioni (e delle sub articolazioni) e il quadro degli indicatori di livello e di tendenza e i segnali delle politiche e del relativo successo.

Le città sono oggi al centro di una triplice emergenza: una emergenza sociale, una emergenza economica ed una emergenza territoriale e ambientale. Tali emergenze costituiscono altrettante preoccupazioni fondamentali su cui concentrare le azioni di conoscenza e monitoraggio, al fine di iniziare a prefigurare politiche urbane unitarie coordinate.

Le principali emergenze delle aree urbane e il relativo fabbisogno informativo si possono riassumere come segue:

 

 

A)     L’emergenza sociale

 

Si tratta di una attenzione ai gravi fenomeni di disadattamento alla vita sociale e comunitaria che appaiono con la massima evidenza nelle aree ad alta concentrazione in cui, a quella che i sociologi hanno definito una nuova solitudine fra la folla, si accompagnano drammatici fenomeni di microcriminalità, di disinserimento e di mancanza di integrazione fra le classi e, soprattutto fra le diverse etnie che sempre più sono presenti nelle aree urbane del nostro Paese.

Agli aspetti che per la loro drammaticità occupano un posto rilevante nella immagine della nostra società si accompagnano quelli diffusi e, apparentemente meno importanti, con i quali siamo abituati a convivere, ma che per questo non sono meno gravi. Ci si riferisce all’abbandono della scolarità e ai frequenti fenomeni di incomprensione con le strutture della scuola da parte dei giovani e delle loro famiglie, alla disparità di accesso ai servizi, sia a quelli che riguardano il soddisfacimento di bisogni elementari come di quelli che assicurano la possibilità di coltivare la propria personalità, la cultura e lo svago, le forme di partecipazione alla vita comunitaria.

Se spontaneamente si tende a guardare con attenzione prioritaria i problemi delle classi giovani, non meno gravi sono quelli degli anziani e dell’infanzia e le relative interferenze con le classi intermedie. Allo stesso modo dovranno essere considerate con particolare attenzione le altre classi ‘deboli’, ciascuna delle quali impone un ulteriore arricchimento di concetti e politiche.

Le preoccupazioni riferite a questa emergenza (le cui componenti vengono indicate solo a titolo di esempio) si collegano in larga parte, anche se non esclusivamente, agli intensi fenomeni di inurbamento, che il nostro Paese ha conosciuto soprattutto a partire dal dopoguerra, i quali hanno provocato, da un lato, sradicamento e dall’altro, la sostituzione di modelli insediativi e di relazioni fisiche e sociali che si erano consolidati attraverso i secoli con modelli disegnati sotto la spinta prevalente e determinante di una domanda insediativa e di accentramento tumultuosa.

Le misure e le politiche indirizzate in queste direzioni investono tanto le strutture di funzionamento della nostra società quanto la dotazione di infrastrutture e non avrebbe senso considerare le une senza considerare le altre: ci si riferisce alla indispensabile attenzione alle forme d’uso che gli spazi e le infrastrutture sono capaci di attirare.

Lo schema in Tabella 1 presenta in forma sintetica e sistematica – seppure in via esemplificativa – un quadro sinottico del fabbisogno informativo, presentando gli indicatori di livello e di tendenza, delle politiche e dei trend e di valutazione dei risultati; l'ambito è articolato nei sottodomini che investono:

·        la emarginazione delle classi deboli o a rischio,

·        l’isolamento che intere zone urbane presentano rispetto ai consueti canali delle comunicazioni;

·        le telecomunicazioni,

·        la possibilità di adire all’insieme delle opportunità di svago, di formazione o di partecipazione a manifestazioni culturali o dello spettacolo e quant’altro contribuisca a definire i caratteri della vita urbana.

Questa articolazione, seppure non esaurisce il tema, lo scompone nei segnali di maggiore evidenza del malessere determinato dalla emergenza sociale.

 

 

B) L’emergenza economica e l’occupazione

 

Nel quadro globale della economia, gli anni recenti hanno presentato motivi di preoccupazione  dipendenti che vanno dalle dimensioni eclatanti della crisi occupazionale delle economie ‘sviluppate’ al freno dei meccanismi della crescita economica, alle oscillazione dei mercati finanziari e delle valute.

Mentre nelle sedi appropriate si discute sul ruolo dell’indebitamento nelle fasi di stagnazione, per quanto attiene alla economia delle città, numerosi sono i segnali ai quali bisogna guardare interrogandosi su un nuovo significato della pianificazione in contesti di recessione.

La prospettiva dell’analisi è rivolta alla problematiche di breve a quelle di lungo periodo (Tabella 2). Per quanto attiene a quest’ultimo ricordiamo come numerosi siano gli autori che con maggiore o minore ricchezza documentaria prevedono radicali cambiamenti dei modelli di vita (Costa e Toniolo, 1992).

Nello sviluppare tale selezione, si cercherà di porre in evidenza che possono essere i segnali dei cambiamenti in corso.

 

 

B1) Disoccupazione

 

Il fabbisogno di informazione si articola a partire dal  fenomeno che con più drammaticità interessa tutte le Regioni d’Europa con i loro 18 milioni di disoccupati. Tale aspetto viene osservato con riferimento alla dimensione che esso sembra assumere nelle aree urbane le quali erano state, ma forse sono e saranno ancora per lungo tempo l’incubatore delle innovazioni da una parte e un serbatoio di occupazione dall’altro.

La crisi occupazionale investe dunque particolarmente le aree urbane che da sole assorbono (a seconda del tipo di stima) più del 90% della domanda di lavoro del Paese.

Essa si manifesta attraverso numerosi fenomeni da indagare con gli strumenti propri della sociologia e della economia, ma possiede anche una dimensione riferita allo spazio geografico.

ü   Settori economici che hanno perduto posti di lavoro

ü   Quartieri che hanno perduto la loro specificità economica

Il fabbisogno informativo riguarda non solo lo stato delle infrastrutture, ma anche sui nuovi valori da riconoscere per i siti sia per gli aspetti intrinseci che per quelli posizionali.

 

 

B2) Ineguale distribuzione delle nuove attività produttive

 

Le diverse opportunità economiche presenti sul territorio possono essere valutate alla luce di numerosi indicatori. In questa sede si pone l’accento sulla capacità endogena delle aree urbane di promuovere attività innovative: tale capacità costituisce infatti il fattore principale sul quale fare affidamento per la ripresa economica di una regione urbana.

In questo settore sono stati scelti alcuni aspetti che certamente non coprono l’intero fabbisogno informativo, tuttavia possono essere ritenuti, in prima istanza, come segnali rappresentativi delle ineguaglianze:

Con particolare cura dovranno essere approfonditi gli aspetti relativi a:

ü    La rete della distribuzione e degli approvvigionamenti commerciali

ü    Il management immobiliare

ü    Prodotti di nicchia

ü    La promozione e la commercializzazione dell’offerta turistica

ü    La Ricerca e Sviluppo

ü    Le infrastrutture telematiche

ü    I trasporti su ferro e le aree per la intermodalità.

 

 

C) L’emergenza territoriale ed ambientale.

 

Le grandi trasformazioni territoriali dell’ultimo cinquantennio hanno posto all’attenzione la gravità dei grandi temi della difesa del suolo come tratti caratteristici del “rischio ambientale”, legato al diffondersi di un ‘arcipelago’ di insediamenti.

Nel grande tema del dissesto idrogeologico connesso agli insediamenti, si innestano poi i temi tipici delle aree più urbanizzate, entro le quali si alternano i problemi di un territorio costruito o con i modi, tempi e quantità tipiche del ‘boom’ edilizio o con quelli in cui la corsa alla seconda casa, da un lato, e l’abbandono dell’agricoltura dall’altro, hanno determinato una diffusione dell’insediamento incontrollato, gravemente carente di forme organizzative sia dello spazio che delle attività.

A tali processi si collegano i problemi della congestione, della disparità nella distribuzione delle opportunità, del degrado e della obsolescenza.

Per la loro natura di aspetti tipicamente trasversali che interessano molte discipline, occorre, oggi, innestare forme di analisi e documentazione che, rifiutando improduttivi caratteri di monosettorialità, promuovano la conoscenza dei processi di trasformazione dell’ambiente in stretta relazione con le azioni di trasformazione che l’attività umana produce nelle aree urbane e nel loro intorno immediato.

Si esamina qui di seguito la composizione dei domini di informazione di principale evidenza (Tabella 3), che appaiono come quelli attraverso i quali si possa giungere ad una articolazione operativa concernente la analisi e la valutazione della emergenza ambiente e territorio.

 

 

C1) Le risorse

 

Il consumo delle risorse e la gestione dei fabbisogni rappresenta tanto per le grandi come per le piccole aree urbane, l’aspetto di maggiore interferenza con il sistema Ambientale.

Solo recentemente ricerche di dettaglio su questi temi tendono ad abbandonare l’esame di singoli casi per tentare una strada di generalizzazione. Occorre dunque porre i presupposti per generare attorno a tali questioni una base di informazione e di conoscenza che generi gli indispensabili elementi di competenza e creatività.

Le questioni di maggiore evidenza riguardano:

ü      Acqua

ü      Difesa del Suolo

ü      Rifiuti

ü      Energia

ü      Paesaggi e Beni Storici e Artistici

 

 

 

C2) Il sistema funzionale urbano

 

È generalmente condivisa l’idea che il sistema funzionale urbano sia l’indicatore più efficace di tutti i problemi che sorgono in riferimento agli altri aspetti considerati. In effetti in esso si trasferiscono le questioni complessive del disagio ambientale ed economico ovvero si trasferiscono effetti, cause e manifestazioni.

Per semplicità espositiva, si elencano sette categorie di attenzione, selezionando quelle che appaiono di maggiore evidenza.

ü      Il disagio abitativo

ü      L’abusivismo

ü      I trasporti e la congestione del traffico

ü      La metropolitanizzazione e il regime degli scambi

ü      Le disparità nella dotazione e nell' accessibilità ai servizi

ü      L’obsolescenza e il recupero nei tessuti insediativi

ü      Le politiche per l’eccezionalità [1]

 

 

3.  Processo di valutazione e fabbisogno informativo

 

Il processo di valutazione può essere articolato in quattro momenti fondamentali

1)      la valutazione dello stato di fatto: conoscere la situazione attuale per mettere in evidenza i problemi e quindi per iniziare a stabilire gli obiettivi;

2)      la valutazione ex ante: stimare come e quanto le risorse e le azioni che si intende impiegare possono contribuire al conseguimento degli obiettivi.

Abbiamo bisogno, quindi, di quantificare in che misura possiamo conseguire gli obiettivi (indicatori di efficacia) e quanto ciascuna azione e ciascuna risorsa può contribuire a questo conseguimento (indicatori di efficienza); abbiamo bisogno di effettuare una stima della capacità di produrre risultati positivi da parte di diverse alternative di intervento (comparazione di alternative), di valutare quali condizioni dovranno verificarsi per il successo, quali costi sociali e quali costi ambientali dovranno essere sopportati e in modo particolare di valutare i costi sociali da parte di quale gruppo e i costi ambientali da quali categorie di risorse saranno sopportati.

Soltanto dopo aver effettuato tali stime, si potrà proporre una possibile decisione in merito alla scelta di una delle strategie per realizzare il progetto in questione: se queste non sono soddisfacenti si dovranno produrre ulteriori alternative ed infine si potrebbe decidere di non realizzare il progetto.

3)      la valutazione on going: il monitoraggio, necessario a chiarire e tenerci sempre aggiornati sulla validità degli obiettivi rispetto alla evoluzione della situazione al contorno.

4)      la valutazione a posteriori, che purtroppo è una delle meno eseguite, attira meno applicazioni e meno attenzione, ma all'estero è molto più sviluppata ed è quella che, invece, potrebbe insegnare moltissimo sulle decisioni da prendere e sulle performances delle procedure stesse di valutazione.

In tale contesto, il fabbisogno informativo va definito in modo accurato.

A seconda del problema, a seconda di quello che si deve valutare, decidere e scegliere, si ha un particolare fabbisogno informativo e si ha bisogno anche molto spesso di un SIT (Sistema Informativo Territoriale), o di una sua parte, appositamente progettato e costruito, la cui architettura riesca a venire incontro al fabbisogno informativo per un particolare insieme di problemi.

Se si vuole trarre informazione dai dati disponibili, statistici e non, è necessario elaborarli con tecniche appropriate, verificando naturalmente la loro affidabilità, soprattutto in presenza dell'attuale costante crescita del volume dei dati disponibili in molteplici forme e da svariate fonti.

Come si è detto, il fabbisogno informativo dipende dalle preoccupazioni e dai problemi che ci si pone in una particolare circostanza, ma i dati devono avere anche alcune caratteristiche tecniche. Ad esempio, devono essere sufficientemente disaggregati per classi di fenomeni, per classi di individui, per classi territoriali. Molto spesso il dato disaggregato a livello comunale per particolari tipi di problemi o di tecniche non è sufficiente e deve essere più disaggregato. Ovviamente questi dati devono essere rilevati in maniera continua, regolare e confrontabile.

L’ultimo punto, che è quello, a mio parere, cruciale, poiché può consentire un grosso salto nella trasformazione del dato “bruto” in informazione sempre più utile e significativa, riguarda il fatto che i dati e le informazioni non devono essere solo relative ai nodi (il Comune o la sezione di censimento o una determinata categoria di popolazione, ecc.), ma anche alle relazioni fra gli elementi e alle relazioni fra i fenomeni.

L’esempio più immediato è quello della mobilità: i flussi di spostamento sia per scopo di lavoro che di studio sui vari mezzi di trasporto. 

Questo è un insieme di dati statistici che da solo fornisce moltissime informazioni che sono certamente utili a chi si occupa del settore trasporti, ma che può anche contribuire a costruire informazione finalizzata a valutare lo stato di benessere, la distribuzione di vantaggi o svantaggi fra gli abitanti di un territorio,  ecc..

A questo scopo, però, le variabili relazionali devono essere messe in relazione con le caratteristiche puntuali di questi territori.

Un esempio relativo ai problemi territoriali ed ambientali, su come si possono rappresentare dei fenomeni e delle tendenze e su come costruire degli indicatori per valutare delle politiche è presentato nella Tabella 3.

Per quanto concerne l’Ambiente, si possono considerare i problemi dell’acqua, del suolo, della gestione dei rifiuti, del paesaggio e dei beni artistici e culturali.

In questo esempio ci limitiamo ancora agli indicatori di livello, indicatori che misurano il livello di un fenomeno in un determinato luogo.

Si tratta, tra gli altri, di quegli indicatori che misurano il consumo e l’esistenza della risorsa acqua; per quanto riguarda la difesa del suolo abbiamo la riforestazione; per quanto riguarda la vulnerabilità del sistema costruito abbiamo la superficie impermeabilizzata del territorio (indicatore importantissimo utilizzato anche a livello europeo): quella parte del territorio coperta da strade e da edifici, che è quella che ha provocato molti disastri nel nostro Paese, ecc..

Elementi di politiche basate su questi indicatori sono, per esempio, la determinazione del numero degli allacciamenti all’Acquedotto per uso civile o industriale, per quanto riguarda l’acqua; per la difesa del suolo i Piani agricoli e aziendali e di miglioramento ambientale, opere di consolidamento, monitoraggio ed adeguamento di Piani urbanistici. Indicatori di risultato applicati a politiche di questo genere, potrebbero essere il mantenimento del livello quantitativo e qualitativo delle falde, come è possibile inserirsi nei progetti comunitari di risanamento ambientale e così via.

Anche per i rifiuti solidi urbani abbiamo indicatori di questo tipo.

Passiamo ora ad analizzare un altro aspetto, cruciale per la produzione di quella informazione che è in grado di “nutrire” in modo soddisfacente il processo di conoscenza e di valutazione.

Assumiamo di aver individuato le preoccupazioni e i problemi fondamentali della nostra area, del nostro oggetto di studio e di aver definito in prima approssimazione il fabbisogno informativo.

Vediamo come possiamo elaborare alcuni dati statistici per produrre informazione e vediamo quali sono gli indicatori che possiamo costruire.

Si tratta di una questione abbastanza delicata, perché purtroppo per affrontare la maggior parte delle analisi e dei problemi di pianificazione territoriale esiste ormai una sorta di tradizione, una specie di manuale degli indicatori, per cui si comincia dalla distribuzione territoriale della popolazione, delle attività economiche, da tutta una serie di analisi classiche e tradizionali e poi si traggono delle conclusioni che non sembrano provenire da questa informazione.

Spesso infatti si considera una serie di indicatori di livello di un fenomeno, riferito ad una o più zone della disaggregazione territoriale adottata (Province, Comuni, sezioni di censimento), indicatori quali il tasso di attività, l’emissione pro capite di rifiuti, gli indici di affollamento, i chilometri/giorno serviti sulla rete dei trasporti e così via. 

I valori rilevati di tali indicatori chiaramente non fanno emergere connotazioni positive o negative delle varie parti del territorio, questo perché:

a)      non sono stati messi in relazione con obiettivi ben definiti,

b)      non sono stati messi in relazione con la struttura e il funzionamento del sistema considerato.

Quelli che invece veramente riescono a ricavare dai nostri dati molta più informazione di quanto ci si potrebbe aspettare e di quanto non facciano gli indicatori di livello prima esemplificati sono gli indicatori di sistema, indicatori che possono avvantaggiarsi della principale caratteristica della modellistica urbana, cioè quella di rappresentare le interdipendenze sistemiche.

Una città, un Comune, un’area territoriale è un sistema, il cui funzionamento, i cui problemi e in cui gli effetti di un intervento anche piccolo ci sfuggono. Si tratta di sistemi non deterministici: non ci troviamo di fronte a macchine le quali, dato un input producono predeterminabili e quindi prevedibili output.

Questo non avviene neanche con una certa probabilità più o meno alta perché in questo sistema interagiscono e lavorano continuamente elementi pianificati (il risultato delle decisioni di pochi attori) ed elementi non pianificati (il risultato delle innumerevoli micro-decisioni dei molteplici attori urbani).

Abbiamo da una parte una Amministrazione, che agisce, costruisce e gestisce le strutture e la destinazione dei suoli. Da un altro lato c’è il sistema che si autoorganizza, cioè tutti gli attori del sistema fanno le loro scelte: gli imprenditori scelgono all'interno del Piano o in variante al Piano quella che è la localizzazione di determinate attività in determinati luoghi più che in altri; dall'altra gli attori individuali, i cittadini, che si muovono attraverso la città, autonomamente decidono quale mezzo usare o quale strada usare mentre dall'Amministrazione viene una nuova struttura di mezzo pubblico o altro.

L’interazione di tutti questi comportamenti produce, per quello che interessa il pianificatore ed il gestore, dei risultati e degli effetti molto spesso sorprendenti, non aspettati, a volte inferiori a quello che ci si aspettava, a volte, in corrispondenza di un piccolo cambiamento, assolutamente superiori (Lombardo, 1991).

L’interdipendenza fra gli elementi di questo sistema così complesso ci induce a cercare di tener conto delle interazioni fra i diversi elementi e della competizione delle loro caratteristiche, incrociando le caratteristiche del sistema viario, della distribuzione delle attività della popolazione, della mobilità per scopi diversi (per mobilità si intende in questo caso non tanto la quantità di spostamenti, ma le scelte territoriali degli attori, la predisposizione a compiere spostamenti più o meno lunghi per i diversi scopi), e così via.

Per tale scopo disponiamo dei vari strumenti della modellistica urbana e territoriale.

Un esempio classico di indicatore che può trarsi da applicazioni della modellistica urbana e territoriale è l’accessibilità alle opportunità di servizio da parte degli utenti residenti in ogni sotto zona del nostro sistema, siano esse Comuni o sezioni di censimento dentro un’area urbana o altro.

Accessibilità alle opportunità di servizio da parte degli utenti residenti in ogni zona” non indica semplicemente la quantità di tempo e/o di costo da impiegare sulla rete stradale e sulla rete dei mezzi pubblici.

Per chiarire la differenza fra indicatore di livello e indicatore di sistema è utile sviluppare un esempio: si vuole valutare l'accessibilità della popolazione ad un tipo di servizio e la sua variazione a seguito di interventi. Si tratta di un problema rilevante, infatti l’accessibilità è contemporaneamente un bene economico ed un bene sociale.

Elementi usualmente considerati sono: la dotazione (quantità di servizio disponibile pro capite), accessibilità o distribuzione spaziale (quantità che può essere misurata come quantità o quota della popolazione che ha accesso a costi inferiori ad una certa soglia). 

Gli obiettivi “nascosti” sotto queste misure sono sostanzialmente: massima adesione possibile ad un livello standard di dotazione pro capite e massimizzazione della quota di popolazione che ha accesso al servizio con costi inferiori ad una certa soglia.

La massimizzazione di questa quota di popolazione è un indicatore di raggiungimento dell’obiettivo per la comparazione delle alternative, però è un indicatore parziale. Infatti può accadere che la nostra analisi sia localizzata nelle parti più fortunate, più privilegiate di un territorio, mentre forse altre parti, che hanno un costo di accesso superiore (e in questo indicatore non apparirebbero) sono quelle più problematiche: manca una valutazione della distribuzione di costi e benefìci, della distribuzione di vantaggi e svantaggi fra la popolazione localizzata sul territorio.

Per trarre questa informazione dai dati, è necessario valutare come si pone la popolazione di ciascuna zona rispetto alle opportunità offerte dall’intero sistema. In tale valutazione bisogna considerare le scelte, le sensibilità, le disponibilità a spostarsi e a spendere della popolazione, elementi, questi, che conducono ad una concezione più complessa e completa dell’“accessibilità”.

Nei due casi (indicatori di livello ed indicatori di sistema) supponiamo di avere due alternative di Piano. Che esse riguardino la distribuzione di servizi e/o la rete stradale o altro per il momento non è rilevante; è invece rilevante quale informazione ci forniscono questi due tipi di indicatori.

Nel primo caso abbiamo due alternative di Piano i cui effetti sono rappresentati dalle due linee che indicano il numero di spostamenti per la loro durata (Figura 1). In entrambi i casi in linea di massima gli spostamenti sono sufficientemente brevi, in un caso sono di più quelli brevi e poi c'è una punta di spostamenti più lunghi, che richiedono più tempo, che fanno sospettare che ci possa essere qualche area particolarmente svantaggiata da questo progetto oltre, naturalmente, ad altre particolarmente avvantaggiate; tramite questa analisi, però, non è possibile identificarle e confrontarle.

Se, invece, si applica un modello di interazione spaziale[2], da esso è possibile trarre un altro tipo di indicatore che fornisce informazioni di qualità più elevata.

Si tratta di un indicatore che misura l’accessibilità al servizio X o al pool di servizi Y come risultato dell’interazione fra domanda espressa dalla popolazione localizzata in ogni zona del sistema e una funzione (funzione entropica) del tempo di spostamento fra una zona e tutte le altre, pesata con la propensione della popolazione di quell'area a compiere spostamenti più o meno lunghi (il modello si calibra su quell'area ed ogni area avrà dei valori diversi, delle propensioni diverse per scopi diversi) per quello scopo, per quel servizio.

Ovviamente, se si tratta di scuole la propensione è una, se si tratta di ospedali la propensione è un’altra, se si tratta di servizi commerciali è un’altra ancora.

Un terzo fattore che interagisce con quelli detti sopra è la sensibilità degli utenti alle economie di agglomerazione, in altre parole, quanto l'agglomerazione del servizio produce un'attrazione per gli utenti più che proporzionale alla dimensione dell'offerta.

L'istogramma in Figura 2 ci fornisce il confronto tra la situazione attuale e gli effetti, misurati da questo indicatore, dell'ipotesi di intervento per ciascuna zona. Ad esempio, nella zona 17 l’accessibilità a quel servizio diminuisce.

Questo indicatore ci permette di giungere a delle valutazioni sulla distribuzione dei costi e dei vantaggi, dei benefìci e dei prezzi fra ogni Comune del sistema territoriale interessato o fra ogni zona della città considerata.

Questo tipo di informazione, incrociato con i dati che derivano dai rilevamenti fisici su queste aree, sullo stato socio/economico, ecc., produce un notevole livello di informazione e di conoscenza in più rispetto a quella che si poteva ottenere con il primo tipo di indicatore, e pertanto consente di costruire una più solida base su cui fondare valutazione, decisione e scelta.

 

 

4. Bibliografia

 

Andersson A.E., Johansson B., 1986, Livello di conoscenza, cicli produttivi e regioni metropolitane. In: Bardazzi S. (a cura), Pianificazione delle aree metropolitane, F. Angeli, Milano, 25-46.

 

Camagni R., 1992, Le grandi città italiane e la competizione a scala europea. In: Costa P., Toniolo M. (a cura), Città metropolitane e sviluppo regionale. F. Angeli, Milano, 23-46.

 

Clemente F., 1984, Pianificazione del territorio e sistema informativo. F. Angeli Milano

 

Costa, P., Toniolo, M. (a cura), 1992, Città metropolitana e sviluppo regionale. F. Angeli, Milano

 

Las Casas, G. B., 1984, Processo di piano ed esigenze informative. In: F. Clemente (a cura) Pianificazione del Territorio e sistema informativo. F. Angeli, Milano.

 

Lombardo S., 1991, Recenti sviluppi nella modellistica urbana. In: I sistemi urbani. A cura di C. S. Bertuglia e A. La Bella. Ed. Franco Angeli, Milano 1991, pag. 641-706

 

Lombardo S., 1994, Verso una integrazione fra modellistica urbana ed esercizio valutativo. In: L'attuazione urbanistica. Problemi e metodi di valutazione. A cura di U. De Martino e G. Rizzo, Cangemi, Roma

 

Lombardo S. (a cura), 1995, La valutazione nel processo di piano. Contributi alla teoria e al metodo. Franco Angeli, Milano

 

Lombardo S., Santini L., 1997, I Nuclei Urbani Telematici (NUT) come elementi strategici della “Rete di Area Metropolitana” di Roma. Atti della XVIII Conferenza Italiana di Scienze Regionali, 271-296.

 

OCSE/OCDE, 1976,  Mesure du bien etre social. Parigi.

 

OCSE/OCDE, 1980, Les indicateurs sociaux resultats jusqu’en avril 1979 et perspectives futures. Parigi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


 

 

 

 

 

 




TABELLA  ESEMPLIFICATIVA N.1

 

EMERGENZA SOCIALE

RAPPRESENTAZIONE DEI FENOMENI E DELLE TENDENZE E VALUTAZIONE DELLE POLITICHE

 

PREOCCUPAZIONE

                 ARTICOLAZIONI

INDICATORI DI LIVELLO E DI TENDENZA

POLITICHE

INDICATORI DI RISULTATO

Emarginazione e segregazione urbana

 

 

 

Emarginazione giovanile

-          Giovani affidati al servizio sociale

-          Abbandono della scolarità

-          Giovani dediti all’uso di dro­ghe

 

-          Localizzazione e dimensione dei centri sociali esistenti e di quelli in programma. Dati dimensionali e di funziona­mento

-          Numero di scuole che svol­gono attività pomeridiana, frequenza e  trend dell'ultimo anno

-          Dotazione attrezzature spor­tive

 

-          Numero di giovani che hanno trovato lavoro dopo l’ affi­damento sul totale degli affi­dati

 

Segregazione degli anziani

 

-          Localizzazione e dimensione dei centri esistenti e di quelli in programma. Dati dimen­sionali trend e funzionamento

 

-          Numero di anziani che hanno trovato assistenza e svolgono attività sociali

-          Riduzione della diffusione degli ambiti della segrega­zione

 

Segregazione delle donne

-          Numero delle donne in posti dirigenziali.

 

 

-          Localizzazione e dimensione dei centri esistenti e  delle iniziative a favore delle pari opportunità, di quelle in pro­gramma. Dati dimensionali trend e funzionamento

 

-          Aumento del numero delle donne in posti dirigenziali.

-          Riduzione degli ambiti (quar­tieri caratterizzati da forte se­gregazione)

 

Extracomunitari e immi­grati: sfruttamento e segregazione

 

-          Casi accertati di sfruttamento del lavoro sul totale dei pre­senti accertati.

 

-          Localizzazione e dimensione dei centri di organizzazione e promozione esistenti e di quelli in programma Dati di­mensionali, trend e funzio­namento

 

-          Riduzione casi accertati di sfruttamento del lavoro sul totale dei presenti accertati

-          Riduzione dei casi accertati di partecipazione da parte di extra comunitari a forme malavitose sul totale dei pre­senti accertati

 

Disabili

 

-          Localizzazione e dimensione dei centri esistenti e di quelli in programma Dati dimensio­nali trend e funzionamento

-          Assistenza alle famiglie e li­velli di attivazione di inizia­tive

 

-          Portatori di Handicap gravi che svolgono un’attività lavo­rativa

 

Isolamento dal sistema delle informazioni

-          Numero di quotidiani letti

 

 

-          Incremento accessi internet

 

Isolamento dalla rete di distribuzione dello Spet­tacolo

 

-          Numero sale di spettacolo, uso e trend

 

-          Attività di cineforum e divul­gazione

 

-          Ambiti urbani che non pos­sono essere più definiti ‘della segregazione’

 

Carenza di aggiorna­mento professionale

 

 

-          Numero di corsi di aggiorna­mento

-          Numero di scuole che svol­gono attività pomeridiana, frequenza e  trend dell'ultimo anno

 

-          Lavoratori dei diversi settori che hanno modificato la loro attività

-          Disoccupati che hanno tro­vato un'occupazione stabile o che hanno dato vita ad una iniziativa produttiva

 

Criminalità

 

 

 

Estorsioni

-          Numero esercenti che hanno denunciato pratiche estorsive e  trend dell'ultimo anno

 

-          Organizzazioni dei commer­cianti che hanno preso a fun­zionare

 

-          Riduzione pratiche estorsive

 

Diffusione di episodi di mi­crocriminalità

 

-          Numero di scippi rapine a  negozi e appartamenti e  trend dell'ultimo anno

 

 

-          Riduzione scippi

 

Precarietà abitativa

 

 

 

Sovraffollamento e promi­squità nell’alloggio

-          Frequenza e localizzazione situazioni di sovraffollmento

 

-          Politiche di sussidio (buono-casa, credito agevolato, fisca­lità…)

 

 

        Tensioni abitative

-          Numero sfratti resi esecutivi e  trend dell'ultimo anno

-          Rapporto reddito medio e co­sto dell'alloggio e trend degli ultimi anni

 

 

 

 


TABELLA ESEMPLIFICATIVA N° 2

 

EMERGENZA ECONOMICA

RAPPRESENTAZIONE DEI FENOMENI E DELLE TENDENZE E VALUTAZIONE DELLE POLITICHE

 

PREOCCUPAZIONE

           ARTICOLAZIONI

INDICATORI DI LIVELLO E DI TENDENZA

POLITICHE

INDICATORI DI RISULTATO

Disoccupazione

 

 

 

Settori economici che hanno perduto posti di lavoro

-          Inoccupati nella Industria mani­fatturiera, dati e trend

-          Aree industriali in crisi occupa­zionale

-          Aree con attività in corso di ri­conversione produttiva (nel se­condario)

-    Inoccupati nella industria delle costruzioni dimensioni e trend

-          Politiche di riconversione indu­striale

-          Dimensione investimenti

-          Cassa integrazione guadagni

-          Altri ammortizzatori

 

-          Nuovi posti di lavoro

-          Investimenti privati nella ricon­versione

 

Quartieri che hanno perduto la loro specificità economica

-          Localizzazione e dimensione delle infrastrutture

-          Stima posti di lavoro a rischio

-          Adeguatezza infrastrutture

 

-          Cambio di destinazione d’uso e rinnovo urbano

-          Riconversione in altri usi indu­striali

-    Aggiornamento e potenziamento infrastrutture

-          Occupazione nell’edilizia e nella gestione del patrimonio o in al­tro terziario.

-          Lancio di nuove attività mani­fatturiere

-     Nuova occupazione

Ineguale distribuzione delle nuove attività produttive

 

 

 

Aggiornamento e capacità im­prenditoriale

-          Addetti totali all’industria e red­ditività per addetto.  Export per addetto

-          Addetti settori innovativi

-          Sviluppo cooperazione

 

-          Politiche per la  formazione N° corsi di iniziativa pubblica e di iniziativa privata.

-          Sostegno alla nuova impresa

-          Promozione e commercializza­zione offerta turistica

-          R & S Addetti e investimenti

-     Sostegno alla cooperazione

-          Lancio di nuove imprese (di­mensioni)

-          N° Giovani imprenditori

-          Incremento domanda e lancio forme innovative di offerta

-          N° brevetti e di nuovi prodotti commercializzati

-    Nuove imprese cooperative

Trasporti su ferro e intermo­dalità

-          Integrazione ferrovie aree indu­striali

Interporti e autoporti esistenti

- Investimenti per la intermodalità

- Interporti e autoporti in pro­gramma

- Riduzione costi di avvio dei pro­dotti alla ferrovia

Il dissesto della finanza locale

 

 

 

Riassestamento bilancio Co­munale

-          Anno del riassetto e dimensione dell’indebitamento

-          Indebitamento attuale

-          Perdita di occupati

 

-          Dismissioni del patrimonio

-          Dismissione di imprese e servizi

-          Riduzione personale

-          Recupero crediti ed evasione fi­scale

 

-          Liquidità e capacità di investi­menti

-          Programma di investimenti (di­mensioni e schizzo opere)

 

Riassestamento bilancio Mu­nicipalizzate

-          Anno del riassetto e dimensione dell’indebitamento

-          Indebitamento attuale

-          Perdita di occupati

 

- Dismissioni del patrimonio

- Dismissione di imprese e servizi

- Riduzione personale 

- Fusioni e Financing

- Quotazione mercato mobiliare

Fondi ordinari rispetto al totale investimenti pubblici o misti e dati bilancio

-          Quote effettivamente investite nell’ultimo anno

 

-          Indebitamenti e richiesta com­partecipazioni

 

-          Capitale privato in rapporto a quello pubblico per sistemi di operazioni

 

 

 


TABELLA ESEMPLIFICATIVA N° 3

 

EMERGENZA TERRITORIALE ED AMBIENTALE

RAPPRESENTAZIONE DEI FENOMENI E DELLE TENDENZE E VALUTAZIONE DELLE POLITICHE

 

PREOCCUPAZIONE

             ARTICOLAZIONI

INDICATORI DI LIVELLO E DI TENDENZA

POLITICHE

INDICATORI DI RISULTATO

Le risorse

 

 

 

Acqua

-          L/s captati da pozzi o sorgenti locali

-          Consumi idrici

 

-  Allacciamento acquedotto per usi civili o industriali

-  Mantenimento livello quantitativo e qualitativo delle falde

La difesa del suolo

-          KMQ di riforestazione

-          Crolli di edifici e altre strutture

-          Ambiti di stabilità precaria

-          Quota superficie impermeabilizzata

-          Piani agricoli aziendali e di mi­glioramento ambientale (schizzo e valutazioni quantitative)

-          Opere di consolidamento e sta­bilizzazione del suolo e di edifici

-          Monitoraggio e consolidamento

-     Adeguamento piani urbanistici

-          Progetti comunitari di risana­mento ambientale assentiti e su­perficie sottoposta a risana­mento.

-          Riduzione aree in dissesto sotto­poste ad edificazione potenziale

-          Eliminazione edifici aree in dis­sesto

-     Riduzione quota superficie im­permeabilizzata

La gestione dei R.S.U.

-          Emissione pro capite

-          Immissione in discarica

-          Avvio raccolta differenziata

-          Creazione ‘isole ecologiche’. Dati d’uso e trend

-          Attività di informazione

 

-          Riduzione quota immessa in discarica

-          Produzione energia

Paesaggi e BB.SS.AA.

-          Panorami tipici degradati . Trend

-          Stima quota beni catalogati e protetti sul totale per categoria di bene

-          Adeguamento piani urbanistici e territoriali

-          Catasto delle aree art.1 431/85. Revisione Piani Paesistici

 

-          Livelli di protezione ottenuti

-          Segnali di valorizzazione turi­stica

Morfologia del sistema urbano

 

 

 

Dispersione degli insedia­menti urbani e spreco di suolo

-          Popolazione dispersa sul totale.

-          Direzioni preferenziali della crescita urbana

-          Ambiti di edilizia diffusa

-          Direzioni preferenziali della crescita diffusa

 

- Piani delle zone extra urbane

- Riduzione quota dispersa


Il sistema funzionale urbano

 

 

 

Il disagio abitativo

-          Frequenza e localizzazione si­tuazioni di sovraffollmento o precarietà igienica

-          Quota alloggi non utilizzati (in­venduto e disponibile per l'affitto

-          Sfratti resi esecutivi

 

-          Incremento del sostegno (alloggi sovvenzionati, convenzionati e buono–casa)

 

-          Rapporto fra reddito e costo dell’alloggio nei quartieri in cui erano presenti situazioni di ten­sioni abitative.

 

L’abusivismo

-          Quartieri e borgate fuori piano

-          L’aggressione delle aree extra­urbane. Coste, ambiti montani, aree rurali

 

-          Piani di sanatoria

 

-          Aree e cubature sanate sul totale

 

La dotazione e la accessibi­liltà ai servizi: le disparità

-          Popolazione con una data acces­sibilità ad un dato servizio

 

-          Piani di urbanistica commerciale vigenti

-          Piani dei servizi

 

 

Il sistema relazionale

 

 

 

I Trasporti e la congestione del traffico

-          Chilometri/giorno serviti sul totale della rete

-          Posti offerti (diagramma di offerta)

-          Parcheggi attrezzati e  Attuazione L.122

-          Aree pedonali sul totale

 

-          Promozione del trasporto collet­tivo

-          Road pricing  (sosta e accessi)

-          Collegamenti intermodali

-          Collegamenti su mini bus (posti offerti)

-          Quota di spostamenti su mezzo collettivo rispetto al totale

-          Sosta al coperto rispetto alla so­sta su strada

La metropolitanizzazione e il regime degli scambi

-          Ambito di diffusione effetto metropolitano

-          Pendolarismo giornaliero

-          Polarità di primo livello esterne al territorio comunale principale

 

-          Istituzione A.M. Dimensione

-          Istituzione municipalità sovra­comunali

-          Politiche di decentramento

-          Servizi consortili (N° addetti e popolazione servita rispetto al passato)

-          Fiscalità metropolitana

-          Esistenza uffici metropolitani (addetti e popolazione servita)

Le telecomunicazioni

-          Edifici raggiunti dalla fibra ottica

-          Abbonati internet

-          Abbonati email

 

 

 

 

 

 

 

Il sistema delle infrastrutture ur­bane

 

 

 

Smaltimento gestione acque reflue

-          Litri/giorno trattati in depuratore.

-          Stagionalità

-    Partecipazione sostegno comunitario

-          Abitazioni allacciate sul totale

 

Rete idrica

-          Efficienza

 

-          Monitoraggio

 

 

R:S:U:

-          Livello saturazione discariche

-          Strumenti di raccolta in dota­zione

 

-          Raccolta differenziata e isole ecologiche

-          Politiche di tariffazione (co­sto/tariffa)

-          Inceneritori

-          Capacità residua

-          Pareggio costo tariffa

-          Riduzione quota in discarica

 

L’obsolescenza e il recupero nei tessuti insediativi centrali e semi-centrali e periferici

-          Ambiti dell’abbandono

 

-          Piani di demolizione e ricostru­zione sul totale della edilizia nuova

 

-          Rapporto fra edilizia di nuovo impianto ed edilizia recuperata

 

 

-   Ambiti del degrado (quantità)

-          PRU

 

 

Gli eventi eccezionali

-          Ricorrenza della eccezionalità

 

-          Esistenza piani di prevenzione specialistici

-          Risorse risparmiate (confronto fra due eventi simili)

Eventi catastrofici

-          Natura e frequenza dell’evento

-          Entità dei danni

 

 

Spettacolo, manifestazioni, cultura

-          Natura dell’evento, frequenza e n° visitatori in rapporto alla po­polazione

-          Quantità di opere realizzate

-          Tasso di incidenti a persone o cose

-          Programmi di ingegneria logistica

 

-          Risorse risparmiate (confronto fra due eventi simili)

-          Riduzione del tasso di incidenti a persone o cose

 

 

 

 



 



[1] È solo la strutturazione di un processo di sistematizzazione della conoscenza che favorisca comparazioni e valutazioni che potrà permettere di ricondurre alla ordinarietà l’intervento per la eccezionalità, ovvero alla considerazione che la decisione del giorno per giorno è anch’essa parte di un processo in cui è integrata la cultura della programmazione.

[2] Formulazione del modello entropico di interazione spaziale ad origine vincolata

 Tij = Oi Ai Wja exp(-b cij), 

     dove:   

i = zona di origine dell'interazione

j = zona di destinazione dell'interazione

Tij = misura dell'interazione tra la zona i e la zona j (es.: spostamenti per servizi)

Oi = misura della domanda (o dell'offerta) nella zona i

Wj = misura della attrattività della zona j

a  è una misura della sensibilità alla realizzazione di economie di scala da parte degli attori dell'interazione

b  è una misura della deterrenza dei costi di spostamento percepita dagli attori dell'interazione

Ai = [Sk Wka exp (-b cik)]-1  introduce la competizione delle altre zone del sistema e consente che venga rispettato il vincolo  Sj Tij.= Oi